Alessandro e Domenico Scarlatti
Simone Pierini, clavicembalo
PROGRAMMA
D. Scarlatti
Sonate in re K 213 (Andante), 214 (Allegro vivo)
A. Scarlatti
Toccata [seconda] in la maggiore, da Il primo e secondo libro di toccate
- [Arpeggio-Allegro]
- [senza indicazione di tempo
- Presto
- Partita alla lombarda
- Fuga
D. Scarlatti
Sonate in la minore K 148 (Andante), K 149 (Allegro)
Sonate in sol maggiore, K 424 (Allegro), K 425 (Allegro molto)
Sonate in la maggiore, K 209 (Adagio e cantabile), K 210 (Allegro)
A. Scarlatti
Fuga in fa minore, in 42 Suites de Pièces de Clavecin, ed. T. Roseingrave, Londra 1739
D. Scarlatti
Sonate in si bemolle maggiore K 454 (Cantabile), K 455 (Prestissimo)
Un dialogo immaginario tra padre e figlio al clavicembalo, due generazioni apparentemente diverse che condividono le stesse radici.
Il padre, Alessandro, fece dell'opera e della musica vocale la sua vocazione: il figlio Domenico, dopo alcuni riusciti tentativi di seguire le orme paterne, trovò nella musica per tastiera il mezzo più consono per esprimersi, scrivendo centinaia di sonate che lo consacrarono definitivamente come uno dei più felici geni della storia della musica strumentale. Ma da dove proviene la virtuosa freschezza del modo di comporre di Domenico Scarlatti? In realtà, anche il padre fu un espertissimo tastierista, capace di scrivere composizioni per clavicembalo di grandissimo respiro e notevole impegno esecutivo, come quelle presenti nel manoscritto Primo e secondo libro di Toccate. Il notevole interesse per la musica a tastiera del padre Alessandro è tale che anche all'epoca le composizioni dei due Scarlatti venissero scambiate e pubblicate sotto il nome di uno o l'altro, come testimonia una Fuga di Alessandro Scarlatti pubblicata sotto il nome del figlio a Londra e Parigi.
Folclore napoletano e iberico, cantabilità, vigore ritmico e virtuosismo spettacolare si intrecciano e dialogano tra padre e figlio, mantenendo un legame ben più saldo di quanto si possa immaginare.