ROMA 03 FEBBRAIO/23 DICEMBRE 2024
Tutto comincia a Padova il 20 gennaio 1976 quando, Carlotto, 19 anni, militante di Lotta Continua, si trova a passare in bicicletta davanti alla casa della sorella, che abita nello stesso stabile di Margherita Magello, una ragazza di 24 anni. Sente delle grida che invocano aiuto: entra nell'appartamento che ha la porta aperta e scopre in un ripostiglio la giovane, nuda e coperta di sangue, agonizzante, colpita con 59 coltellate.

Massimo - questa la sua versione - cerca di soccorrere la vittima e si sporca del suo sangue, ma poi, anziché avvertire la polizia, preso dalla paura, fugge. È solo dopo aver raccontato l'episodio a due amici e ad un avvocato, che Massimo si presenta spontaneamente ai Carabinieri. Il suo ruolo di testimone dura appena cinque minuti: i militari gli contestano l'accusa di omicidio e per lui si spalancano le porte del carcere.
Nel primo processo viene assolto per insufficienza di prove dalla Corte di Assise di PAdova, ma viene condannato a 18 anni di reclusione dalla Corte d'Assise d'appello di Venezia, e la pena viene confermata dalla Corte di Cassazione, nel 1982.
Fugge prima in Francia e poi in Messico, ma dopo tre anni di latitanza viene catturato dalla polizia messicana e torna in Italia.

Nel corso dello stesso anno nasce il Comitato Internazionale Giustizia per Massimo Carlotto, che organizza una campagna di informazione e una raccolta di firme a favore della revisione del processo. Il primo firmatario in Italia è l'ex presidente della Corte Costituzionale Ettore Gallo. Lo scrittore Jorge Amado nel giugno 1986, con altri intellettuali, lancia dalle pagine di Le Monde un appello per la revisione del processo.

Nel frattempo Carlotto si ammala gravemente in carcere e inizia una nuova campagna per la propria scarcerazione. Nel 1989 la Cassazione ordina la revisione del processo sulla base di tre nuove prove e rinvia gli atti alla Corte di Appello di Venezia, che il 22 dicembre 1990 emette un'ordinanza di sospensione della causa con rinvio alla Corte costituzionale: la sentenza della Corte Costituzionale arriva il 5 luglio 1991, ma nel frattempo il presidente del Collegio rimettente è andato in pensione ed è necessario un secondo giudizio, nel quale Carlotto viene condannato a 16 anni.

L'opinione pubblica si attiva a favore di Carlotto, e nel 1993 il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro gli concede la grazia, mettendo così fine alla vicenda.


Fonte
"Massimo Carlotto." Wikipedia, L'enciclopedia libera. 2 mag 2014, 04:09 UTC. 6 giu 2014, 07:46

Massimo Carlotto
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